Croccanti, dolci, e… profeti? I biscotti della fortuna sono diventati un simbolo della convivialità americana, ma le loro origini raccontano una storia di migrazioni, tradizioni e gustose contaminazioni.
Nonostante il nome e l’abitudine di trovarli nei ristoranti cinesi d’Occidente, i biscotti della fortuna (“fortune cookies”) sono un’invenzione americana. La loro storia comincia intorno agli anni ’10 del Novecento nella Baia di San Francisco, dove vivevano comunità di giapponesi e cinesi dedite a piccole attività gastronomiche.
L’ispirazione dai dolcetti giapponesi
Prima ancora di approdare alla formula moderna, esistevano in Giappone dolci chiamati “tsujiura senbei”, fragranti cialde contenenti bigliettini augurali. Tradizionalmente prodotti nella regione di Kyoto fin dal XVII secolo, venivano distribuiti nelle feste dei templi e nelle cerimonie familiari. Quei dolci giapponesi, più spessi e dal sapore di sesamo, spinsero alcuni panettieri giapponesi in California a sperimentare versioni più sottili per il mercato americano.
La “nascita” in California
Tra le figure accreditate dell’invenzione c’è Makoto Hagiwara, giardiniere del famoso Japanese Tea Garden di San Francisco, che serviva biscotti con messaggi di benvenuto e gratitudine ai visitatori fin dal 1914. Poco dopo, a Los Angeles, la famiglia Motoyama iniziò a produrre una versione simile per il loro ristorante, diffondendo l’usanza tra la comunità asiatico-americana.
Con il terremoto del 1923 e il Proibizionismo, molti piccoli laboratori cambiarono attività o chiusero, ma alcuni pasticceri cinesi, già attivi nei ristoranti, raccolsero l’idea e ne fecero un prodotto di punta per i loro menù. Fu così che il biscotto della fortuna entrò nell’immaginario collettivo come dolce “tipico” dei ristoranti cinesi.

Dalla curiosità alla catena di montaggio
Negli anni ’50 e ’60, la crescente domanda spinse alla meccanizzazione della produzione. Nacquero macchine in grado di cuocere, piegare e inserire il bigliettino in pochi secondi, trasformando un’arte artigianale in un’industria multimilionaria. Oggi negli Stati Uniti si consumano miliardi di biscotti della fortuna ogni anno, tutti rigorosamente prodotti con impasti a base di farina, zucchero, burro, albumi e vaniglia.
La magia del messaggio
Il vero cuore del biscotto è il bigliettino. Frasi di buon auspicio, citazioni motivazionali, “profetiche” brevi o addirittura… barzellette: ogni biscotto riserva un piccolo momento di sorpresa. Negli ultimi anni hanno fatto capolino anche edizioni personalizzate per eventi aziendali, matrimoni o feste a tema, con messaggi su misura.
Un ponte tra culture
I biscotti della fortuna sono l’emblema della contaminazione gastronomica: hanno radici giapponesi, sono stati “adottati” dai cinesi-americani e sono diventati un’icona statunitense apprezzata in tutto il mondo. Più che un semplice dolce, sono un gesto di cortesia e un piccolo rito collettivo che, alla fine di un pasto, invita a sorridere e… a riflettere su ciò che il futuro potrebbe riservare.
In Cina continentale e a Taiwan i biscotti della fortuna non esistono nella tradizione dolciaria locale e, anzi, suscitano spesso stupore o curiosità tra i viaggiatori cinesi, che li vedono come un’invenzione tipicamente americana.