Guido Mori e la sua classifica dei peggiori food influencer: Bruno Barbieri e Giallo Zafferano in quale posizione saranno?

Guido Mori e la sua classifica dei peggiori food influencer: Bruno Barbieri e Giallo Zafferano in quale posizione saranno?

Nell’ambito culinario, sempre più spesso ci si imbatte in figure che, sfruttando la portata dei social network, si autoproclamano esperti di cucina influenzando il palato e lo stile alimentare di milioni di seguaci. Tuttavia, non tutti coloro che brillano sui social per i loro piatti colorati e apparentemente appetitosi meritano effettivamente la corona di “esperti” del settore. Guido Mori, chef di rinomata esperienza e docente nel campo della gastronomia, ci offre una panoramica critica su coloro che secondo lui rappresentano gli esempi più eclatanti di come non si dovrebbe fare cucina nell’era digitale.

Le critiche di un esperto

Nella sua disamina, chef Mori non lesina critiche verso alcuni dei nomi più noti nel panorama dell’influencing culinario italiano. Tra questi vi sono Bruno Barbieri, conosciuto al grande pubblico principalmente per il suo ruolo in televisione, e il collettivo di Giallo Zafferano, una vera e propria istituzione nel fornire ricette online. Tuttavia, secondo Mori, gran parte del loro contributo si risolve in una superficialità che danneggia piuttosto che promuovere la vera essenza della cucina italiana.

Riflessioni sul valore dell’autenticità

Uno degli aspetti più preoccupanti sottolineati dall’esperto è la tendenza di questi influencer a sacrificare l’autenticità e la qualità sulla base di ciò che ritiene possa generare più interesse (e quindi più “like”). Questa tendenza, che si manifesta con la scelta di ingredienti industriali anziché naturali, o nella preparazione superficiale di piatti complessi, rappresenta un segnale allarmante per il futuro della cucina italiana, così ricca di storie, tradizioni e ingredienti di qualità.

La classifica

5. Andrea Mainardi

4. Giallo Zaferano

3. Bruno Barbieri

2. Tommaso Tarantino, in arte “Lo spadellatore”

1. Rafael Nistor

Il caso di Rafael Nistor

Particolarmente severa è la critica rivolta a Rafael Nistor, che Mori collocata in cima alla sua lista dei “peggiori” food influencer. Con un seguito di milioni, le pratiche di Nistor vengono percepite come un vero e proprio danno alla cucina italiana, un settore in cui la conoscenza degli ingredienti, delle tecniche e della storia dei piatti dovrebbe essere imprescindibile. L’ignoranza sull’origine dei prodotti, sulla stagionalità e sulla varietà regionale dei piatti viene presentata come l’antitesi di ciò che dovrebbe rappresentare un influencer culinario.

Uno sguardo critico sul fenomeno influencer

Il dibattito sollevato da Mori invita all’auto riflessione non solo sui valori e le prassi degli influencer ma anche sul ruolo che i consumatori – o meglio, gli spettatori – hanno nell’agevolare o contrastare tali tendenze. In un mondo sempre più connesso, in cui l’accesso all’informazione e la possibilità di influenzare vasti pubblici non sono mai stati così immediate, il bisogno di un approccio critico e consapevole diventa indispensabile.

Forse, come suggerisce l’analisi di Mori, è tempo di riavvicinarsi a una cucina più autentica e responsabile, dove la conoscenza e il rispetto per la materia prima e per le tradizioni vengano prima di un approccio superficiale e orientato esclusivamente al successo sui social.