Cibo illimitato, ma con un solo nemico: il tempo! Torna a Bologna ‘l’osteria del tempo’ dove si paga il tempo trascorso a tavola. Ecco di cosa si tratta!
Durante e post lockdown sono molti i ristoratori che hanno reinventato la propria attività. C’è chi ha incentivato l’asporto, chi ha attrezzato aree all’aperto per accogliere nuovamente i clienti e molto altro: le misure anti-Covid hanno incentivato le prenotazioni e i limiti di tempo da trascorrere nei locali e c’è chi ha pensato di sfruttare questo in modo alternativo. È questo il caso dell’Osteria Vagh in Ufezzi di Mirco Carati e Antonella De Sanctis, detta anche l'”osteria del tempo” poichè riporta alla luce un’antica tradizione.
A causa delle restrizioni per il coronavirus, infatti, i due gestori si sono trovati a dover ridurre i coperti del locale da 30 a 12 e così hanno riportato in auge un’usanza dei primi anni del Novecento. All’epoca, infatti, al Pratello e più precisamente all’osteria in via del Ghiton, era possibile mangiare fagioli a ore.
Cosa (e come) mangiare all’Osteria Vagh in Ufezzi
La filosofia di fondo è quella di far pagare ai clienti il tempo che trascorrono a tavola e non per la quantità del cibo consumato. I clienti, dunque, dovranno prenotare l’ora di arrivo e il tempo di permanenza, che può variare tra un’ora e due. Una volta giunti al locale i clienti potranno scegliere tra i piatti tipici e della cucina casalinga ordinando un piatto alla volta, pagando un prezzo fisso e rispettando il limite scelto al momento della prenotazione.
Il prezzo varia da 18-20 euro (bevande escluse) per un’ora e sale a 26 se invece si decide di prenotare per due ore. La qualità non risente in nessun modo di questa scelta: non sarà infatti possibile ordinare piatti solo per la curiosità di assaggiarli.
Quel che avanza dovrà essere pagato con uno sovrapprezzo e allo scadere del tempo di prenotazione non resta che lasciar spazio ai clienti successivi!
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