Cremoso, avvolgente, irresistibile: il tiramisù è il dolce italiano più famoso al mondo. Ma dietro la sua dolcezza si nasconde una storia piccante, che affonda le radici nella Treviso degli anni ’60.
Tra savoiardi, mascarpone e cacao, il tiramisù nasconde un passato insospettabile. Secondo una delle versioni più accreditate (e più affascinanti), questo iconico dessert sarebbe nato non in un ristorante stellato o in una pasticceria rinomata, ma in un casinò, un bordello legalizzato.
Un dessert… “rinvigorente”
Siamo a Treviso, nel secondo dopoguerra, quando il “Le Beccherie”, locale storico della città, si contendeva la scena gastronomica con altri luoghi ben meno ufficiali. In uno di questi ambienti, frequentati da uomini in cerca di svago, veniva servito un dolce freddo preparato con ingredienti semplici ma energizzanti: uova, zucchero, mascarpone, caffè, cacao e biscotti inzuppati.
Il nome? Tiramisù. Un invito diretto, quasi scherzoso, a “tirarsi su” dopo le fatiche (di ogni tipo) della notte.
Il dolce aveva lo scopo di offrire una carica rapida e dolce agli ospiti, grazie all’effetto combinato della caffeina e dello zucchero, uniti alla cremosità di una base semplice e facilmente reperibile.

La diatriba sulle origini
Come accade per molti piatti della tradizione, anche il tiramisù ha più di un “atto di nascita”. Alcuni attribuiscono la paternità ufficiale del dolce a Roberto “Loly” Linguanotto, chef del ristorante Le Beccherie di Treviso, che lo avrebbe inserito nel menù a fine anni ’60. Ma altri sostengono che la ricetta fosse già nota, almeno informalmente, in alcune case private e nei bordelli della zona, molto prima della sua codificazione gastronomica.
Nel 2017, il tiramisù è stato riconosciuto come prodotto agroalimentare tradizionale del Friuli Venezia Giulia, ma il Veneto continua a rivendicarne l’origine — e Treviso, in particolare, non intende cedere lo scettro.
Dalla trasgressione alla tradizione
Che sia nato tra lenzuola di seta o tovaglie di lino, il tiramisù ha compiuto un viaggio straordinario: da dessert “energizzante” per clienti di locali equivoci a simbolo del comfort food italiano, amatissimo in ogni angolo del mondo.
Le sue varianti oggi si moltiplicano: al pistacchio, alla fragola, vegano, destrutturato, in bicchiere o sotto forma di gelato. Ma l’essenza resta la stessa: una dolce carezza che, come da tradizione, ti tira su.